


Il contadino ha preso adesso una fissa per i cestini (visto che anche prima i nonni contadini facevano i cesti); sono anni che qualcuno lo faceva a mo’ di autodidatta con risultati scarsi, adesso osserva dei maestri su youtube e qualcosa in più capisce del manico e della chiusura ma è ancora lontano dalla perfezione possibile. Ma ormai ha troppi salci e ha problemi a buttare le cose che che sono usabili.
Gli alberi di salici qui trent’anni fa erano molti, ma con ogni vigna estirpata e con queste pinze sono stati abbandonato molti e se non si potano ogni anno non producono più niente di usabile, e anche quel colore intenso nel paesaggio sparisce.


Il mandorlo segna la partenza vero del giro ma in verità il giro comincia già dopo il raccolto delle olive: Tagliare la legna, pulire quel che non si è pulito d’estate, potare la vigna, fare le fascine per il forno, tagliare le canne, preparare i salci, stendere il letame e via di quel passo fino alla fine di luglio. Questo ritmo dei lavori che si ripetono ogni anno ha qualcosa di rassicurante, di familiare, solo che il fisico non è più quello di una volta, in compenso il contadino ha abbastanza messo a punto i metodi di fare meno fatica possibile.
Sarà che una volta non finirà il giro, ma adesso no, vuole finire questo qui e vedere com’è – se pioverà , se ci vengono le nespole e le pesche; un giro è sempre lo stesso ma mai uguale.
Il contadino ha ricevuto una richiesta:
ci fai la sequenza di come si annoda un salcio?
Dopo averlo pulito (ci sono tre tipi: fini lunghi per le fascine di canne, massicci con un ciuffio per le fascine e quelli per legare i tralci delle viti, telai di pomodoro ecc):
1) fare sempre due giri intorno quel che si vuole legare
2) il più massiccio va fatto girare due volte a mo’ di spirale lungina intorno al capo più fine
3) una piega e un mezzo giro all’incontrario
Per le fascine il sistema è simile, a parte che va fatto un giro solo.

Le solite scene nell’agricoltura museale del contadino: le fascine dei salci, per legare la vigna e le fascine per il forno del pane. Finalmente i suoi alberi sono grandicelli e producono in abbondanza, quindi il passo naturale è quello verso l’indipendenza dei cesti cinesi (in attesa della misura 11.3 dello Sviluppo Rurale 2014-2020 che finanzia la tutela e rivalutazione del salice rosso toscano DOP.

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