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Mese: Febbraio 2019

Il buono e il cattivo di Venezuala

Il paese nominato ha di certo i problemi noti causati da un insieme di ragioni molto complesse. Dal nulla adesso è apparso il salvatore, carismatico, presidente del parlamento e preparato da mezz’anno al suo ruolo e quindi riconosciuto in 3 nanosecondi dagli USA e in 30 millisecondi dai suoi vassalli, escluso l’Italia, non male questo secondo il contadino.

Un punto chiaro è che non puoi vivere alla lunga vendendo i tesori sotto piedi e comprare tutto il resto. Chavez doveva usare le risorse che aveva a quei tempi anche per tirare su una qualche economia domestica che provedeva ai bisogni elementari.

E in mezzo a tutto quel interessamento globale alle faccende interne del Venezuela cosa ci troviamo: il petrolio…

E se invece non c’è più o meglio: non tutto quello che si pensa che ci sia?

Viene quindi da domandarsi come mai nell’intervallo 2011 – 2014, a fronte di quotazioni veramente stratosferiche, il Venezuela abbia reagito con una produzione di petrolio più bassa di un buon mezzo milione di barili / giorno rispetto a quel che si produceva alcuni anni prima.

[Nota: il titolo si riferisce a due foto messe uno a accanto l’altro ma non pubblicate qui per il motivo non facciamo come si fa oggi per influenzare l’opinione pubblica: Maduro il cattivo e Juan Guaidò il buono – si vede dalla faccia!]

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Giro numero 32

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Il mandorlo segna la partenza vero del giro ma in verità il giro comincia già dopo il raccolto delle olive: Tagliare la legna, pulire quel che non si è pulito d’estate, potare la vigna, fare le fascine per il forno, tagliare le canne, preparare i salci, stendere il letame e via di quel passo fino alla fine di luglio. Questo ritmo dei lavori che si ripetono ogni anno ha qualcosa di rassicurante, di familiare, solo che il fisico non è più quello di una volta, in compenso il contadino ha abbastanza messo a punto i metodi di fare meno fatica possibile.

Sarà che una volta non finirà il giro, ma adesso no, vuole finire questo qui e vedere com’è – se pioverà, se ci vengono le nespole e le pesche; un giro è sempre lo stesso ma mai uguale.

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Ora sono tre

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Dalle cinque e mezzo in poi, domani. Venere e Saturno si lasciano subito (colpa di Venere), Saturno diventa invisibile (colpa del sole che si alza sempre più presto) ma su Giove si può contare un altro po’, lui cambia segno una volta l’anno circa.

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La storia del coltro abbandonato

C’era una volta una un bel podere, con i buoi che tiravano il carro, rastrello e il coltro e tutto quel che c’era da tirare; c’erano anche dei bei campi, tutti a terrazze, i ciglioni con gli alberi e le prode d’uva, c’era la mezzadria e i padroni.

Ma non poteva durare per sempre, arrivarono trattori, industrie dove si poteva guadagnare e così un bel giorno il coltro rimasto dov’era, sul suo ultimo campo, arrivarono i rovi, le rose e le ginestre e presto queste terrazze erano un bel macchione. Passaro gli anni, il macchione quasi quasi voleva indirizzarsi a bosco, ma ecco una ruspa che per tre giorni faceva una piaggia unica, ovviamente con molta pendenza. L’acqua faceva la sua parte e il macchione si trasformo presto in ginestraia con paleo dove pascolavano le pecore del contadino. Arrivarono pure degli asini e pian piano il pascolo migliorò.

Un bel giorni d’inverno il contadino si decise si tagliare il bosco sul ciglione in fondo, quello dove la ruspa trent’anni fa ha accumulato tutta la terra e il primo macchione – ci viene la legna che basta per due anni. E cosa vedeva?

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(ci sarebbe una seconda versione, nella quale l’ultimo contadino inizio anni sessanta lo butto lì sotto nella disperazione)

E ci sarebbe anche da tirarlo via da lì, non sta bene.

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Clicca qui per salvare …

… le api e aver la coscienza a posta!

Ma ovviament così è troppo facile, occorrerebbe non comprare i prodotti che fanno uso di quel che non vogliamo. I cellulari e le miniere nel Congo; i vestiti e le fabbriche con donne e ragazze mezze schiave in Bangladesh e i campi di cotone OGM; e nel caso delle api tutta la carne di animali che allevati con il granturco coltivato con questi neonicotinoidi e la soia degli ex foreste pluviali in Sud america.

Ma cliccare se non basta non fa neanche male.

Il 27 aprile 2018 l’Unione Europea ha approvato il bando permanente di tre insetticidi neonicotinoidi dannosi per le api: l’imidacloprid e il clothianidin della Bayer e il tiamethoxam della Syngenta.
Il loro utilizzo resta però consentito all’interno di serre permanenti. Inoltre, è ancora consentito l’uso di altri neonicotinoidi: acetamiprid, thiacloprid, sulfoxaflor e flupyradifurone e altre sostanze quali cipermetrina, deltametrina e clorpirifos, tutti insetticidi potenzialmente pericolosi per le api e gli altri insetti impollinatori.

PER QUESTO CHIEDIAMO AL GOVERNO ITALIANO E ALLA COMMISSIONE EUROPEA DI:
bandire l’uso di tutti i pesticidi dannosi per le api e gli altri insetti impollinatori
applicare rigidi standard per la valutazione dei rischi da pesticidi
aumentare i finanziamenti per la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione di pratiche agricole ecologiche
Recenti studi hanno confermato che i neonicotinoidi danneggiano non solo le api, ma anche i bombi, le farfalle, gli insetti acquatici e persino gli uccelli, con possibili ripercussioni su tutta la catena alimentare.

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Tomi Ungerer, ciao

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Il contadino è cresciuto con i suoi libri in casa, quello con i coccodrilli era il suo incubo, non potevo più riaprirlo per anni per via delle pagine dove uno stava per soffocare per una gomma da masticare: era tutto blu e gli altri l’hanno tirato fuori la gomma con una canna da pesca.

E’ morto nel suo letto tre giorni fa, accanto un libro (le lettere di Nabokov) nell’eta di 88 anni.

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Strade bianche

Sardegna-Pastori-Protesta-Prezzo-Latte-1300

Al contadino piange il cuore vedendo questo immagine e deve ammettere che fino a stamattina non sapeva niente delle proteste dei pastori sardi. Le cose sono complesse e non è facile capire le cause e le soluzioni, ma una cosa è certa: l’agricoltura è minacciata dalla logica di economia di mercato, dappertutto e in modo grave: per le persone e per l’ambiente.

Il prezzo di circa 60 centesimi al litro – sostiene la Coldiretti – è una “elemosina che non copre neanche i costi di allevamento e di alimentazione e spinge alla chiusura i 12mila allevamenti presenti in Sardegna in cui si trova il 40% delle pecore allevate in Italia che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop)”. “Siamo di fronte ad un cartello dell’industria con l’iperproduzione del 2018, che si basa su una scelta della ‘trasformazione’ di lavorare Pecorino romano, non rispettando le quote produttive assegnate, e non si può scaricare completamente sul prezzo del latte alla stalla. Di questo – continua la Coldiretti – non sono responsabili i pastori che non hanno prodotto un litro di latte in più, ma la ‘trasformazione’ che ha deciso di produrre più Pecorino romano rispetto ad altri formaggi dell’anno precedente”.

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I frutti della Lega

Giusto un attimo per ricordarvi che mentre il dibattito quotidiano politico in Italia è impigliato su una ripicca coi francesi, in parlamento si sta per sancire l’autonomia amministrativa di tre delle regioni più ricche d’Italia in materia di istruzione e sanità. Un provvedimento che renderà le scuole e gli ospedali di queste tre regioni decisamente più ricche, e quelle del resto d’Italia considerevolmente più povere.

[Leonardo]

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Irreale …

… è il titolo della foto che ha vinto il concorso annuale del National Geographic.

Migliaia di macchine Volkswagen e Audi ritirate il 2015 (per il dieselgate) parcheggiate nel deserto di Mojave in California chissà per quanto tempo, uno scatto dell’istruttore di volo Jassen Todorov.

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“Questo sito è ottimizzato…

… per la visione con Internet Explorer e una risoluzione video di 600x800px”

Sì, una volta… adesso i siti sono diventati ottimizzati per la lettura su Samsung, Apple e compagnia, tutto un scrollare con lettere gigantesche. Quindi se notate temi strani nei prossimo giorni è il contadino che clicca qui e là e cerca di sgombrare il sito dalle cianfrusaglie. E sì – prima era sempre meglio.

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