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Categoria: natura

Il mondo cambia

Lo si capisce quando il treno in Svizzera è in ritardo di 50 minuti e dopo in Germania s’imbatte nello sciopero selvaggio.

Lo si capisce quando i pomi davanti casa “maturano” ora (di solito sono duri e arancioni di dicembre, ora sono arancio e si disfanno da sé).

E si capisce sopratutto quando cogli le mignole il 17 di ottobre (una volta gli coglievano di febbraio). La vicina ha comprato l’intero raccolto olive 2007; il contadino di principio non voleva neanche coglierle. 120 kg.

Ma dicono che il mondo avrebbe cambiato da quando esiste, quindi non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto. Se piove nei prossimi due mesi.

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Wifi no bis

Il contadino ha parlato male del wifi come lo fa pure il governo tedesco e nei commenti veniva chiesto come reagirebbero le api. Ieri c’era l’apicoltore qui (che sta facendo una lotta molta seria e impegnativa contro la varroa di questi tempi, chi dorme ora si trova senza api la prossima primavera) e si ragionava di questo.
Lui un test involontario l’aveva fatto una volta: Portava i bozzoli delle regine nuove nel suo capello e li metteva sopra il cellulare in macchina, sul sedile accanto. Normalmente ne nascono circa l’80%, da quelle sono nate invece neanche il 50%.

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In difesa della nutria

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Le nutrie non godono di tanta simpatia, nonostante si sono ormai ben inseriti nel ecosistema. E come si vede sono pure animali pulitissimi! Ci siamo sati noi a portarli qui, spinto del desiderio di produrre, vendere e comprare pelliccia. Un mantello di nutria deve essere molto impermeabile. E importando animali o peggio ancora delle malattie abbiamo combinato disastri ben peggiori.

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Fidati della scienza

Ma con un po ‘ di margine, diciamo il 300%. Tanti dei dati e previsioni che sparano i giornali quotidianamente basandosi su dichiarazioni più o meno accurati di “esperti” o meglio ancora dei “panel” vanno preso con molta cautela, specialmente quando fanno previsioni precisi sul clima nei prossimo decenni:

I ghiacci si stanno infatti sciogliendo ad una velocita’ tre volte superiore al previsto, e potrebbero sparire completamente in estate entro il 2020.

La notizia del 52% (preciso) dell’Italia che sarebbe a rischio di desertificazione va presa così. Può essere, ma anche di meno o di più.

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La partenza dei gruccioni

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Ieri si sono riuniti e oggi piove con il fieno per terra. Si prega di scusare la qualità scadente del filmino.

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Visita notturna

Per due minuti c’era un pipistrello qui nella stanza. Si sentiva appena il fruscio delle sue ali e un po’ ci metteva a rilocalizzare una delle finestre aperte.

Sono parenti stretti dei ricci e speriamo che finiscono tutte le zanzare. Ci vorrebbe a anche un animale simile che mangia i tafani, di giorno.

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A proposito di incendi

Con quella pioggerella qua fuori non è certo facile di immaginarsi gli incendi. Ma due cose il contadino lo vorrebbe dire lo stesso, visto che si fa un gran parlare di misure, di più soldi per la prevenzione; ha sentito pure parlare di un miliardo da inserire nella finanziaria prossima.

E’ successo una sera di agosto, più di dieci anni fa. Lui era a pulire l’erba secca sotto gli ulivi e a un certo punto vide una colonna di fumo. “Sarà mica il fiorentino a bruciare erba tagliata sulla strada davanti casa sua? Se sì è malato di mente sodo” , si diceva. Da dov’era vedeva male e aveva solo le forbici e una falce con sé. Corse a casa, e dalla stalla vedeva bene invece: era il ciglione in fiamme, alte quasi come i cipressi accanto.  Prese il motocoltivatore, buttò sopra una zappa, la roncola e una pala e partiva a tutta palla (non avevano pure il telefono in casa a questi tempi ttranquilli e felici). Per farla breve: e riuscito a spegnere le fiamme che, spinte da un marino leggero verso una pineta, mangiavano l’erba secca sul ciglione sotto la casa. Sopra c’erano quattro fila d’uva fresate: poteva buttare terra sul fuoco che avanzava e in  cinque minuti era spento tutto.

Siccome questa casa si vedeva bene dal paese e pure dallo stradone pensava di incontrare i pompieri che sicuramente erano stati avvisati da qualcuno. Invece niente. Nessuno ha visto il fuoco e il fumo, alle otto di sera di quell’agosto.

Morale uno: Una campagna pulita brucia male mentre campi abbandonati (“in riposo”…), stoppie non lavorati, uliveti lasciati sodo (o solo con l’erba trinciato tra le piante) non sono certo una barriera per le fiamme.

Morale due: Una campagna abitata e vissuta brucia male anche quella; gente che sta in ville dietro siepi non vedono bene.

Detto questo il problema è lo stesso come in caso contrario, quello delle frane e allagamenti: l’abbandono delle terre. E visto che non è facile di porre rimedio l’unica cosa forse sarebbe di usare le tecnologie satellitare un po’ meno per scopi militari e un po’ di più per individuare in automatico gli incendi appena nati e di avere mezzi e forze d’intervento rapidi e ben distribuiti sul territorio. Magari inserendo (e pagando) gli agricoltori per tenersi pronti.

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Nudo salviamo il pianeta

Per arrivare in prima pagina ci sono due metodi: o nudo o violento. Il fotografo Spencer Tunick ha distribuito 600 volontari nudi sabato scorso sul ghiaccio dell’Aletsch in Svizzera in collaborazione con Greenpeace. L’idea sarebbe di sensibilizzare la gente per il riscaldamento globale ma puzza di più di un egotrip del artista che sfrutta l’idea dei nudi di massa da ben15 anni.

Se poi sul sito di Greenpeace si deve leggere che abbiamo esattamente 8 anni per scongiurare il pericolo viene da ridere.

Eight years to act

According to the Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) the world only has eight years remaining to take the urgent action needed to curb catastrophic climate change. Without swift action, the damage could become irreversible. Never before has humanity been forced to grapple with such an immense environmental crisis.

Una affermazione così è semplicemente demagogica e con scienza non ha da fare niente. Invece di rincorrere il fantasma di fermare il cambiamento climatico sovvenzionando biodiesel e altre stupidaggini bisogna prepararci di affrontarlo, viene come viene. In primo re-instaurando una agricoltura biologica locale di circuiti chiusi e corti.

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Il ritorno della metcalfa

metcalfa

Ieri il contadino ha rivista dopo tant’anni la metcalfa, quando puliva una macchia di rovi con il decespugliatore. Infatti sembrava già due mesi fa che forse quest’anno potrebbe rinascere un pochino.

Tant’anni fa di una domenica arrivò Ciro e diceva:

“Da me è tutto bianco, tutto tutto: le acacie, i rovi, la vigna, tutto!”

Ciro abita 10 chilometri da qui.

S’andava a vedere s’era bianca anche qui, ma non lo era. Ma l’anno prossimo (qui la mappa della invasione). Picchiavi su un cespuglio e si alzava una nuvola di questi cosi, ti s’infilavano negli orecchi e ti volavano intorno la testa. Tutta la vegetazione era coperta da una strato appiccicoso di melata, e dopo qualche settimana diventava anche nera dalla fumaggine. Gli unici che godevano erano le api e c’era chi diceva che erano proprio gli apicoltori a introdurla. Si diceva anche che al università di Siena studiavano un antagonista da introdurre mentre nei agriturimsmi davano insetticida alle siepi accanto alle piscine e consigliavano pure di trattare anche i margini dei boschi. E dicevano che potrebbe togliere fino 1° al vino. Ma questo era vera nulla.

Fatto sta che durava quattro o cinue anni poi sparì. Si vedevano nascere ma gli adulti alla fine non c’erano. Se era il risultato dell’azione scientifica o se la natura ha regolata la sovrappopolazione da sé chi lo sa (come quando hai un raffreddore e prendi la medicina: sai mica se saresti guarito anche senza, manca la controprova).

Ora vedremo, per le api una discreta presenza non sarebbe male: la loro stagione produttiva è ormai ridotta a due mesi.

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