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Elemosine

Il contadino si muove di solito a piedi per mesi e mesi confinato nel suo podere e la probabilità di incontrare qualcuno che vuole qualcosa (soldi o vendere qualcosa) è zero, anche se molti anni fa qualche marocchino molto imprenditore è arrivato pure al podere a piedi per proporre calzini, tovaglie e altro.

Nel suo viaggio recente però non sono mancate le occasioni di fare elemosine (sia lodato l’elemosiniere del papa che ne parla pure la Washington Post, e anche bene). Il barbuto italiano a Firenze Santa Maria Novella che chiede per mangiare e altro e vuole offrire una preghiera (ma solo se gradita) ma poi quando apprende della professione del contadino si perde nei racconti dei suoi che avevano poderi con uva ulivi fieno e quant’altro) era il primo. Come detto: siccome succede solo in questi occasioni rarissime il contadino va giù con mano pesante: venti euro al primo, per poi scansare tutti gli altri, compresa la zingara che vuole spiegargli la macchina che dovrebbe sputargli il biglietto ma non c’e la fa, bisogna andare allo sportello con il cognome e il codice per averlo.

A Zurigo poi a sorpreso un inglese molto educato, sempre per il mangiare – il contadino si ricorda sempre che ha vissuto nel sud della Spagna un mese o più in quel modo: chiedere un “duro” (venti pesete) a chi incontri e solo dopo si mangia, e a chiususra del mercato ti indicano i cassoni con roba decente ancora – poi sul viaggio di ritorno una cosa organizzatissima tra Caritas e Trenitalia per un ospizio a Roma Termini o simile: tre euri per una casottina di carta piena di chioccolatini e il contadino ne ha dato venti – un altra volta – altrimenti cosa conta e hanno lasciato pura la ricevuta fiscale.

Detto questo: la sua figlia (quella politica) per ora insegna francese (il sistema scolastico nel Libano è francese, per farne parte e condizione necessaria) ai bambini profughi siriani nel Libano.

Arriva il freddo, davvero. Sono invitata a casa di un mio allievo, membro di una famiglia che mi piace molto, nel campo profughi. C’è solo la madre e il suo bambino più piccolo.

L’ultima volta c’era solo pane.
Oggi, c’è solo mate.
Hanno finito i loro soldi, non hanno cibo, hanno debiti, di notte gela, pure nella mia casa confortevole. Loro stanno tutti insieme sotto le due lenzuole, e non basta, il fredddo ti entra nelle ossa.

Forse non è davvero il caso di spendere soldi per regali di natale che prendono solo posto e polvere e spesso sono pure inutili ai più in cambio di una donazione a qualsiasi cosa nel mondo del bisogno vero.

Domanda: come fate vuoi, confrontato con chi chiede soldi?

7 commenti

  1. Joe 20 Dicembre 2013

    Caro Ste, anche se non cammino solo nel mio campo, difficilmente trovo questuanti (abito in provincia, faccio 70km al giorno in macchina ma sempre in provincia, lontano dalla città).
    Però quando viaggio, e spesso, ho preso per regola di dare sempre qualcosa ai musicisti di strada: che siano giovani talenti, o sbrindellati suonatori di fisarmonica o violoncello, poco importa. Diciamo che penso almeno ci provano, a far qualcosa…
    Lo so, magari può essere classista, egoista o quant’altro, ma almeno cerco di far quel che posso, o meglio, quel che ritengo giusto.

    Buon Natale, eh!

  2. Barbara 21 Dicembre 2013

    allora Ste, i primi mendicanti che ho visto in Italia (ti parlo di molti anni fa) erano zingari e diciamo che mi avevano abbastanza terrorizzata e tiravo dritto. Poi ho cominciato a vivere in giro per il mondo e vivevo da ricca e non vedevo i poveri… sembrava non esistessero… ma e’ vero che era il tempo che avevo i due bimbi molto piccoli. Poi sono rimasta vedova, con due bambini, senza lavoro e senza soldi. Mi hanno aiutato i miei genitori… vivevamo con loro, ci davano da mangiare e vestivano i bambini. Anche mia madre lavorava ed era complicato lasciare i bambini custoditi da qualcuno di fuducia. Poi ho trovato lavoro all’estero. In Argentina era vietato mendicare e mi dicevano che il dare l’elemosina incrementava la nullafacenza. Avevo abbastanza e aiutavo chi sapevo ne avesse bisogno. In Nicaragua avevo adottato un’intera famiglia di nove persone. I genitori hanno subito afferrato l’occasione per abbandonarsi all’ozio e la prima volta che sono andata via e chi doveva provvedere ai loro bisogni, in mia assenza, dimentico’ il dovere, mi fece ritrovare la famiglia in totale disastro. Ho preso cosi’ la decisione di interrompere questo intervento spiegando che avrei dato un tempo di tre mesi per riorganizzarsi da soli e poi avrei invece lavorato insieme a loro per costruire una parte della modesta scuola del quartiere. Abbiamo fatto tutti diverse rinunce per un anno e poi speravo di ottenere aiuti dai ricchi managuensi… dopo un mese di inutili visite a imprese e ricconi ho capito che dovevamo cominciare con i soldi che avevo. Ho chiesto alla mia famiglia prediletta di aiutarmi per fare una riunione con la gente del posto per organizzare turni di manodopera. E’ stata un’esperienza bellissima dalla quale ho guadagnato tanta soddisfazione e tanta stima di gente che prima mi guardava con sospetto e mi credeva americana(notoriamente non sono amati da quelle parti)… tra l’altro anche io ho fatto i miei turni!
    Anche i miei protetti ci hanno guadagnato perche’ altri due, dei sette figli, hanno avuto uno spazio nella nuova aula costruita da noi. Gli aiuti sono venuti ad operazione in corso: cinquanta banchi ( e si, le aule ospitano fino a cinquantadue studenti), la lavagna e la cattedra. Ho aiutato il padre a trovare lavoro e a tenerselo e la madre ha messo su un negozietto di bibite approfittando del piccolo biliardo che avevo regalato ai maschietti pensando che ci avrebbero giocato… invece venivano gli adulti a giocarci e lei li faceva pagare e vendeva le bibite ed i pasti che preparava
    Da quando sono tornata a Roma ho girato poco.
    Ora sono in Indonesia a trovare il mio figlio ricco… non sembra ci siano poveri… ma lo so che ci sono… semplicemente non sono nel nostro giro.
    Ste racconto di questo viaggio un’altra volta. Non credo che sto vedendo la vera Indonesia… ma raccontero’ ugualmente.

  3. Barbara 21 Dicembre 2013

    dimenticavo…. Buone feste a tutti

  4. Barbara 21 Dicembre 2013

    dimenticavo…. Quando mi fermavano i bimbi ai semafori regalavo cibo mangiabile al momento perche’ i soldi venivano rubati da altri piu’ grandi o dai genitori o dalla polizia… ma erano carini… avevano sempre qualcosa da dare in cambio. Una volta una bimbetta mi ha fatto una danza in mezzo alla strada. I bimbi poveri hanno i piu’ bei sorrisi… sanno godere di poco e sono capaci di meravigliarsi. peccato che molti bimbi abbandonati dai genitori finiscono dipendenti dalla colla… e vittime di terrificanti abusi… me li sarei portati tutti via. Poco prima di venire via ho scoperto che un’italiana aveva iniziato da poco un bel lavoro con questi bimbi. Insieme ad alcuni colleghi le abbiamo inviato dei soldi varie volte finche’ abbiamo potuto… poi siamo diventati sempre piu’ poveri ed abbiamo smesso. Ma le bomboniere per il matrimonio di mio figlio le abbiamo confezionate, mia nuora ed io, con una bella carta che conteneva i confetti e le coordinate per inviare aiuti a questa meravigliosa persona.
    Infine… buone feste a tutti

  5. mrm 23 Dicembre 2013

    un pensiero a tua figlia, che ammiro da tempo, da quando ho saputo che studiava arabo in siria…povera siria!! non avrei mai potuto immaginare quello che poi è successo ed ancora stento a crederci.

    l’elemosina.
    tanti anni fa, ma tanti, quando ancora mi capitava di andare a fare un giro a milano prima di natale (mi pare un’altra vita, ero io??), fuori dalla rinascente vedo uno con le stampelle che fa non ricordo più cosa con il cappello per le offerte per terra, mi si stringe il cuore e prendo 50 euri dal portafoglio, li piego un un quadratino piccolo piccolo e furtivamente vado lì e li infilo nel cappello e scappo via, quasi con le lacrime agli occhi, povero disgraziato, con questo freddo….
    convinta che così avrebbe considerato la giornata “guadagnata” e se ne sarebbe finalmente andato a casa.
    sono entrata e poi uscita dopo forse un’ora dalla rinascente, lui era ancora lì, mi sa che avevo fatto male i conti.

    questo non per dire che non si debba fare elemosina, anzi, se ognuno di noi desse qualcosa anche di piccolo a chi meglio ritiene di darlo (animali, persone, anziani, bambini, scuole, situazioni, vicini di casa…ognuno secondo la propria inclinazione) davvero tante cose sarebbero più facili.
    però è anche difficile imbroccare la via giusta…

  6. patrizia 24 Dicembre 2013

    ma forse chi fa elemosina a volte non ne avrebbe proprio del tutto bisogno, i veramente poverissimi veri poveri hanno una dignità tale da non chiedere niente. stanno in silenzio e all’ombra.
    no? almeno qui nella nostra italia economicamente avanzata…
    dubbi, incertezze, mah, boh, forse….
    ciao
    p.

  7. Maria 11 Marzo 2014

    Non so, è una cosa su cui mi interrogo spesso. Io trovo quelli che stanno peggio di me quando vado a fare la spesa al supermercato. All’entrata una volta a uno ho chiesto: “Hai fame?”. “Sì”. Gli ho detto di aspettarmi e gli ho portato pane, prosciutto (previo accertamento che non fosse musulmano) e simili e gli brillavano gli occhi. All’uscita un altra volta a un altro: “Hai fame?”. “Sì”. Ho sfilato dalla borsa il pacchetto di pizza calda che doveva essere il mio pranzo e lui “No, no”. Voleva soldi e (confesso) ho visto proprio rosso. Non glie li ho dati e ci siamo reciprocamente e caldamente insultati in italo-francese.

    Boh. Che dire. Fare elemosina è come donare il sangue. Non sai se va a una persona che ne fa buon uso o cattivo uso ma quando puoi, dai. Diffido – questo sì – di quelli che chiedono elemosine in postazione fissa: racket. Ne sono vittime, certo: ma l’elemosina non risolve il loro problema, semmai lo aggrava

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