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Resistere agli OGM

Non solo i consumatori, adesso pure gli nematodi sviluppano resistenze al semente MonSanto OGM:

1. Corn rootworm resistance to Bt trait documented in Iowa
Iowa State University entomologist Aaron Gassmann and co-authors have documented western
corn rootworm populations with field resistance to corn hybrids containing the Cry3Bb1 toxin.
This is the first report of field-evolved resistance to a Bt toxin by the western corn rootworm and
by any species of Coleoptera. The complete article is available online at: Gassmann, A.
J., Petzold, J. L., Keweshan, R. S., and Dunbar, M. W. 2011. Field-evolved resistance to Bt
maize by western corn rootworm. PLoS ONE 6(7): e22629. doi:10.1371/journal.pone.0022629.
The main points that the authors emphasize are:

• Farmers identified fields with severe rootworm feeding injury on Bt corn.

• Populations of western corn rootworm from those fields displayed significantly higher
survival on Cry3Bb1 corn hybrids in laboratory bioassays than did western corn
rootworm from fields not associated with such feeding injury.
• In all cases, fields experiencing severe rootworm feeding contained Cry3Bb1 corn
hybrids for at least three consecutive years.
• Survival of rootworm populations feeding on Cry3Bb1 corn in bioassays increased with
the number of years that Cry3Bb1 corn had been grown in the field where the populations
were collected.
• These rootworm populations were susceptible to hybrids with the Cry34/35Ab1 toxin,
indicating no cross resistance.

Strano, assolutamente imprevedibile! L’evoluzione! Chi l’avrebbe previsto? Sono scienziati! Sono scienziati? La Monsanto invita i farmer di usare il loro triplo-modificato semente OGM e di incrementare la lotta “integrata” (=intervenire con veleni). Invece si potrebbe anche fare un pensiero di smettere con la monocultura.

11 commenti

  1. Zappatore a Tokyo 26 Agosto 2011

    Sono perfettamente d’accordo!
    Quando i latifondisti inizieranno ad allontanarsi dalla monocoltura sara’ troppo tardi.
    Il problema di fondo pero’ e’ enorme: come farglielo capire?

  2. ini 26 Agosto 2011

    piu’ che altro bisognerebbe finirla di comprare sementi e basta. Si sta preparando un disastro di dimensioni mostruose di questo passo.

    I raccolti di piante perenni richiedono molta meno energia, bisognerebbe puntare su quelli.

  3. Guido 27 Agosto 2011

    Infatti non è una sopresa! Da sempre la natura cerca nuove strade per sopravvivere. E da sempre l’uomo cerca nuove strade per dominarla, dall’alba dei tempi. Visto che sono resistenti alla proteina Cry3Bb1 ma non alle altre Cry34/35Ab1 puante con quella. Fino alla prossima resistenza. Fino alla fine della societá drogata dall’energia a basso costo…

  4. Guido 27 Agosto 2011

    oops, non si capisce…
    Visto che sono resistenti alla proteina Cry3Bb1 ma non alle altre Cry34/35Ab1 useranno piante con quella. eccetera…

  5. Stefano 29 Agosto 2011

    D’accordo, basta che lo spieghiate voi a quelli che muoiono di fame che in fondo di grano ce n’è troppo, sapete cosa vorrebbe dire seguire un’idea di agricoltura come quella che cercate di portare avanti voi?
    Se tolgo gli erbicidi qualcuno dovrà strappare le erbacce a mano spaccandosi la schiena sotto il sole (volontari?), se tolgo i mezzi meccanici e le monocolture (che non c’entrano nulla con il latifondo) qualcuno dovrà andare sotto il sole a arare, zappare, concimare, raccogliere a mano (ancora, volontari?) se tolgo gli insetticidi dovrò prepararmi a sensibili perdite di raccolto e a potenziali contaminazioni fungine che renderebbero la restante parte del raccolto estremamente tossica, senza contare che in annate sfavorevoli potrei perdere quasi tutto, quindi carestia (tra l’altro nessuno si domanda perchè da cent’anni a questa parte le carestie sono sparite dai paesi industrializzati?).
    Tolto tutto questo quanto pensate verrebbe a costare il cibo? se già oggi molti paesi del terzo mondo non possono acquistare cibo (non hanno i soldi, coltivate voi per darglielo sottocosto o gratis?) immaginate cosa succederebbe se si tornasse all’ agricoltura di cento anni fa, probabilmente morirebbero di fame anche molti italiani e comunque il pane bianco tornerebbe ad essere un lusso per pochi.
    PS la lotta integrata non è solo pesticidi (se no si chiamerebbe chimica e basta) ma anche pratiche agronomiche: rotazioni, scelta delle varietà, alternanze, sfasatura delle semine, aree di sfogo etc…

  6. ste 29 Agosto 2011

    Noi e voi chi? Siamo mescolati…

    Nessuno dice di tornare all’agricoltura di cento anni fa, ma i problemi dei veleni e della strada dell’agricoltura industriale vanno affrontate; la strada degli OGM attualmente è uno spreco di energia perché cerca di eliminare i problemi che l’agricoltura industriale crea con gli stessi metodi.

    Non si tratta di fare i fondamentalisti, ma che non possiamo andare avanti al lungo così tra concimi (ottenuti con un input energetico di brividi) erbicidi insetticidi fungicidi è troppo ovvio.

  7. Stefano 3 Settembre 2011

    @ Ste
    Detto senza offesa, è vero che siamo sulla stessa barca, ma il voi è riferito a chi pensa che l’agricoltura moderna sia completamente inefficiente ed è convinto che ci siano soluzioni facili a portata di mano. Del resto i problemi dell’agricoltura industriale sono i medesimi di tutta l’agricoltura. Si tratta di capire fino a che punto i benefici superano i danni, ad esempio per quanto riguarda le fertilizzazioni se abolissimo quelle inorganiche andremmo incontro ad alcuni problemi: 1)non c’è abbastanza “merda” per concimare tutti i campi del mondo, 2) il letame è meno efficacie di un’ottimale concimazione inorganica quindi a parità di superficie e di rese ce ne vorrebbe di più 3) per questi due motivi i prezzi aumenterebbero con conseguente calo della domanda di carne e quindi successivo calo dell’offerta di questa, cioè meno allevamenti che porterebbe ad un ulteriore calo della produzione di letame e si ricomincia: meno letame meno prodotti agricoli, meno agricoltura alimenti più cari compresa la carne, calo allevamenti etc… 4) il letame è ad alto rischio di contaminazioni batteriche ed infatti va stoccato diversi mesi prima di poterlo spargere, ricordate i cetrioli bio spagnoli? (tanto per fare un esempio, ma è un problema che riguarda molti prodotti bio)
    Discorsi analoghi si potrebbe farli per erbicidi ed insetticidi. insomma è facile indicare i problemi, più difficile trovare delle soluzioni, bisogna sempre tenere a mente quali saranno le conseguenze e che l’alternativa al progresso è lo stallo o l’arretramento.

  8. ste 4 Settembre 2011

    Per parte mia credo che la fertilità/vivacità della terra non è così “meccanica”, tipo “input di sostanze > output di cibo. Il letame è vivo a differenza del concime minerale; non è questione di “sostanza effettiva” ma di rendere il più vivo la terra, ma adesso abbiamo il problema che si accumula in certe aziende zootecniche che non hanno terra.

    La ricerca scientifica DOK in corso da quasi trent’anni sfama alcuni miti, come ” il bio non produce abbastanza”, non è economico ed altro.
    http://www.fibl.org/it/svizzera.html
    http://www.sciencemag.org/cont.....4.abstract

    I cetrioli bio spagnoli erano completamente innocenti, alla fine era infetto sementi per germogli di non mi ricordo che cosa, ma che il letame va usato come compost dopo una stagionatura si può sapere da cent’anni.

    Un altro punto che spesso si dimentica nelle discussione “tecniche” è l’aspetto sociale e culturale paesaggistico ecc dell’agricoltura che sono connesse ai sistemi che scegliamo.

  9. Stefano 4 Settembre 2011

    si i responsabili erano i germogli di soia (da non confondere con la soia zootecnica!) ma pur non essendo direttamente colpevoli i cetrioli spagnoli erano effettivamente contaminati con un ceppo differente ma altrettanto virulento di E.coli.

    Ognuno può pensarla come vuole ma le prove sperimentali fino ad adesso ci dicono che per generare un certo output serve uncerto input, esattamente come per costruire una casa di 2 piani ti servono tot mattoni, guarda in questo grafico la differenza tra solo letame (FYM) e letame più chimico (FYM + N) nel grano:
    http://rstb.royalsocietypublis......large.jpg
    tra l’altro mostra anche bene qual’è il ruolo degli erbicidi nelle coltivazioni cerealicole

    Di ricerche sul bio ne esistono a bizzeffe e potremmo stare qui a discuterne una vita, ma quanti produttori rimarrebbero al biologico se le sovvenzioni fossero equiparate a quelle dell’agricoltura convenzionale?

    Riguardo all’aspetto sociale e culturale mi spieghi che cosa c’entra con l’Italia l’Actinidia (kiwi)? l’abbiamo iniziata a coltivare solo nel secondo dopoguerra e oggi siamo i primi produttori mondiali, i primi pomodori ciliegino di pachino erano stati selezionati negli anni ’80 da una ditta sementiera israeliana (hezera mi pare si chiamasse, oggi dovrebbe essere parte del gruppo monsanto).

    Grazie dello spazio, saluti

  10. ste 5 Settembre 2011

    Con mattoni il discorso è giusto, ma il problema della scienza “materialistica” è che ha problemi di guardare le cose nel suo insieme e misura (per forza del suo metodo) quantità e non qualità. Magari hai il doppio del grano in quintali ma un grano povero di vita che non ci nutre bene mente e corpo.

    Hai ragione sulle sovvenzioni, molti sono dentro solo per i soldi e questo è male perché non producono con l’anima, per così dire. Ma la politica ha deciso bene di incentivarla perché come dato di fatto è meno problematica per le falde, la fauna ecc ecc. come ha fatto bene di incentivare le energie alternative. Ovviamente c’è sempre chi se ne approfitta e i regolamenti spesso sono scritti con i piedi dando queste opportunità e nello stesso momento puniscono i piccoli produttori bio.

    Con l’aspetto sociale e culturale non intendevo Kiwi ma l’inserimento di una azienda nel tessuto sociale, le condizioni di lavoro, la disponibilità di posti per disabili (prima in molti poderi c’erano persone “diversamente abili” che davano un contributo importante), nonni ecc ecc mentre dall’altra parte della scala troviamo l’azienda industrializzata che sfrutta la manodopera degli immigrati per affrontare la concorrenza sul mercato internazionale.

    Per me ho l’ideale della azienda come organismo, non come macchina. Nell’economia abbiamo proprio stesso problema derivato dal pensiero scientifico-materialistico, addattando un modello “di macchina” (il mercato come regolatore) al posto di un modello organico di un organismo sociale.

  11. Geppetto 5 Settembre 2011

    Ma la soluzione c’e’ anche qui: il Governo decreta gli OGM ammissibili in biologica.

Commenti chiusi.

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