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Cambiarsi semente

...è illegale.

La regolamentazione del movimento dei semi che si applica in Italia, la stessa per tutte le nazioni europee, mette praticamente fuorilegge ogni seme non iscritto ai registri delle varietà ammesse alla vendita istituiti fin dal 1970. Ma con il passare degli anni dalla istituzione di questi registri, le leggi sono gradualmente diventate più restrittive al punto da non permettere nemmeno lo scambio gratuito di semi fra produttori.

Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 9 maggio 2001 rende in effetti impossibile ogni cessione o movimento di semi non registrati; mentre il trattato UPOV91 intacca il diritto di risemina dell'agricoltore, ovvero il privilegio che l'azienda agricola ha di riseminare traendo seme da una parte dei propri raccolti.

Sul tavolo qui c'è una lettera dei coldiretti per la compilazione della domanda unica per la nuova PAC. Quello che saltava agli occhi del contadino è che tra i documenti da portarsi dietro c'è la copia fattura di acquisto della semente certificata...numero di lotto. Si è chiesto cosa succede se uno magari seminasse una parte del raccolto dell'anno precedente: Perderà i contributi?

Giusto in tempo per chiarire le cose arriva oggi questa petizione (testo), dove chiedono giustamente:

Perché non ci può essere diritto di scambio di semi e piante fra contadini? Perché i contadini a causa della legislazione che lo proibisce devono scambiarsi tra di loro illegalmente le varietà del loro territorio o della loro tradizione, quelle che loro stessi si tramandano e sanno autoriprodursi, quelle che a volte fanno a meno dei pesticidi e resistono meglio alle avverse condizioni ambientali?

Chiediamo:

1. l'applicazione della direttiva CEE (98/95) finora disattesa dai governi e
la creazione di una lista nazionale che raccolga le varietà locali o dei
territori o contadine;
2. l'iscrizione libera e gratuita su questa lista per le varietà di coloro
che conservano, selezionano e diffondono questa biodiversità;
3. che i criteri di iscrizione siano adattati alle particolarità di queste
varietà locali, spesso non uniformi o stabili come quelle selezionate;
4. uno spazio di libertà totale per scambi liberi di piante e sementi
contadine (in quantità corrispondenti ai bisogni di una piccola fattoria),
nel rispetto delle precauzioni fitosanitarie essenziali.

Forse sarebbe il caso di prenderti 2 minuti e di firmarla.

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commenti (7)

emiliano:

anche il contadino ticinese trova assurdi questi decreti sulle sementi. Dove andiamo a finire...Riempire le tasche delle multinazionali e uccidere la biodiversità. Qui in svizzera abbiamo la ProSpecieRara (www.psrara.org) che oltre che catalogare le vecchie varietà e moltiplicarle fa la stessa cosa con gli animali in via di estinzione (pecore, capre, mucche, galline, maiali...). Questi ultimi allevati dal ticinese anche se di poca resa hanno una carne squisita e tanto pelo; sembrano cinghiali.
Finalmente ha piovuto un paio di giorni...governo ladro (soprattutto quello italiano :-) )

Però che noia che vogliono per forza un commento a corredo della firma alla petizione. Mica uno ha sempre l'ispirazione per scrivere qualcosa di intelligente, no?

ste:

E' vero, c'è ancora un po' di strada da fare per le petizioni online, ma soprattutto manca un sistema di autenicazione della firma, per darli il peso.

anonimo:

Un primo motivo per cui non è possibile utilizzare sementi registrate sarebbe l'impossibilità di rintracciare l'origine di tali sementi. Purtroppo per ogni buona intenzione ci sono 10 cattive intenzioni.

Chi garantisce la semente che il tuo contadino vicino ti da?
Che magari è geneticamente modificata?

Non che tutte le sementi che sono al registro siano pulite ben inteso.

giulia:

dove si puo firmare la petizione direttamente su carta?
ciao

Vittorio B.:

@giulia:
testo della petizione
Ste aveva già linkato questa pagina nel suo post. Leggi bene e vedrai che c'è il link al file PDF della petizione, per stamparla su carta, firmarla ed evidentemente spedirla a Civiltà Contadina.

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