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Futuro nero

Oltre che stare a letto e sul cesso il contadino ha navigato anche un po', è le sue forze sono appena sufficiente per pigiare le letterine della tastiera per ora. Quindi vi propone un breve resoconto delle cose che lo hanno colpito per le prospettive nere che offrono. Cercerà di trovarci qualcosa di positivo, come esercizio mentale, s'è possibile.

Chi ha letto regolarmente Gaspar sa che Ghawar sta molto peggio del Contadino, anzi muore. Non è uno zio di Saddam, è il più grande campo petrolifero del mondo, che produce il 5.5% del consumo giornaliero mondiale: 4.5 milioni di barili (in questo contesto "campo" non significa mica che qualcuno lo abbia seminato). Per mantenere la pressione immettono 7 milioni di barili d'acqua al giorno, e quel che esce è petrolio tagliato al 30%.

Il vantaggio è facendo così un po' compensano l'aumento del livello del mare per via del scioglimento delle cappe polari.

Per rimanere nel ambito nero del petrolio, nella trasmissione Prima Pagina alla radio qualche giorno fa un giornalista aveva fatto notare la seconda parte della verità sul aumento del prezzo del gregge. Sì, la domanda cinese, le riserve incerte, la mancanza di investizioni ecc. l'abbiamo sentito di tutto.

Ma il mercato ha due facce: Da una parte c'è la domanda e l'offerta di un prodotto, per esempio il petrolio, ma dall'altra parte della bilancia che forma il prezzo c'è con ugual peso una domanda e una offerta di denaro. E pare prorio, a quanto ha scritto quel giornalista, che ci sia anche tanto denaro disponibile. (Naturalmente è proprio quello che manca nelle nostre tasche.)

L'aspetto positivo non è che ricominciano a sognare il nucleare in un paese che riesce nemmeno a costruire un inceneritore senza rivoluzione -il contadino aspetta curioso il chiasso che si leva nel giorno quando il Ministero dice il posto dove vogliono piazzare il primo impianto-, l'aspetto positivo l'ha spiegatoqui.

Ma il petrolio va raffinato in benzina e lo bruciamo andando in macchina e facendo incidenti costosi per cui paghiamo una fortuna di premi assicurativi. In Inghilterra testano su 5 mila conducenti un modello di assicurazione "Paghi come guidi", ovvero ti montano una piccola scatola nera sotto la macchina che manda percorso, ora, durata e velocità al centro data che elabora il premio individuale da pagare. Ci sono ore e tratti più rischiose, e anche conducenti, magari.

Bella idea, una potrebbe dire. Ma il contadino ha paura che se si continua su questa strada della a-solidarietà alla fine ti monitoreranno anche il mangiare e quelli che mangiano meno sano devono pagare più per la sanità, per esempio, per non parlare dei fumatori.

Il positivo è che se va un altro pezzo della privacy, così si smetterà finalmanente sempre di citarla.

C'era anche la privacy sul prezzo pagato al produttore agricolo, in media 4 volte meno che quello pagato nel negozio. La Cia (quella italiana) propone di scrivere in etichetta il prezzo pagato in campagna per fare trasparenza. Che vergogna sarebbe questo per noi sfruttati.

aggiornamento: In Giappone sono anni luce avanti: Punti il fotofonino sul codice a barre del pesce e ti dice chi e quando l'ha pescato.

[via Catherinne's blog]

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commenti (1)

Ivan:

Petrolio di guerra
Mario Capanna – tratto da «QN quotidiano nazionale» 24 agosto 2004


Petrolio alle stelle – politica alle stalle. Tranquilli, ci dicono: l’impennata dei prezzi del greggio non è dovuta a speculazioni, l’offerta non riesce a soddisfare la domanda, insomma si tratta di un fatto «oggettivo». Ma dai, come si fa a berla?
Dato di fonte ONU: delle migliaia di miliardi di dollari, movimentati e scambiati nel mondo ogni giorno, il 95 per cento è impiegato in speculazioni e arbitraggi, nell’immenso gioco di fluttuazioni dei cambi e di manovre sui differenziali dei tassi d’interesse; solo il 5 per cento riguarda scambi commerciali o transazioni economiche reali. Dunque: il denaro usato per moltiplicare denaro con cui fare altri soldi, strozzando l’economia reale su scala planetaria. Allucinante.
Tutti ricordiamo qual era lo schema iniziale: si invade l’Iraq, secondo produttore mondiale di greggio e, una volta accolti come «liberatori», in breve tempo pomperemo oro nero a iosa con beneficio universale.
I conti non sono tornati: a parte le menzogne con cui si è cercato di motivare l’attacco, la guerra si sta incancrenendo, i sabotaggi agli oleodotti si susseguono e universale è divenuto non il beneficio, ma l’incertezza.
Destinata peraltro al aumentare, come è facile constatare, grazie al terrorismo di stato che favorisce la reazione simmetrica. Il petrolio è divenuto un propellente essenziale di questa spirale perversa. Usato per fare la guerra, alimenta la guerra. Se siamo onesti, dobbiamo riconoscere che dei mentecatti non avrebbero potuto produrre un risultato più devastante. Affidato il mondo alla guerra, una delle conseguenze è che paghiamo salato il petrolio di guerra. Gli speculatori ringraziano. Che cosa aspettano le associazioni dei consumatori a proclamare uno sciopero dell’auto? Circoliamo a piedi e con i mezzi pubblici. Ce ne gioveremmo anche in salute.

http://www.disinformazione.it/petroliodiguerra.htm

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