Premi "Invio" per passare al contenuto

Vogliaditerra Articoli

Dalla difficoltà di fare un santo

Leggendo le cose scomode su Madre Teresa il contadino è inciampato sull’usanza della Chiesa di dimostrare miracoli con testimoni e quant’altro per poter rifornire il mercato di nuovi santi (il mercato è grande e la Chiesa non è il solo fornitore, anzi, l’esoterismo forse tiene il 70%).

Pare infatti che il miracolo riconosciuto dal Vaticano nel 2002 riguardante la guarigione di Monica Besra, una donna indiana di 30 anni affetta da un tumore nella zona addominale e guarita grazie all’apposizione di un ciondolo con l’immagine di madre Teresa non sia altro che una leggenda. Le cartelle mediche provano al di là di ogni dubbio che Besra non soffriva di alcuna patologia neoplastica e non si sa come abbia potuto presentare un rapporto dettagliato sul miracolo di cui avrebbe beneficiato essendo completamente analfabeta.

E gli è venuto in mente Daskalos (qui i tre ottimi libri di Markides che introducono al suo mondo, altamente compatibile con l’antroposofia), il guaritore e grande maestro (nel senso che insegnava) di Cypro.

Lui che di miracoli né ha ha fatto a bizeffe aveva sempre problemi con le autorità ecclesiastiche.

Per chi mastica un po’ di inglese: ecco una delle storie.

2 commenti

Vogliamo miracoli subito invece

Nel paese delle polemiche l’Espresso deve titolare:

Bio non fa miracoli

I prodotti biologici sono pieni di grassi e additivi, zuccheri e sali. Spesso sono meno salutari di quelli industriali. Ecco le prove

Con diritto uguale il contadino potrebbe titolare:

Gli settimanali non fanno miracoli

I prodotti editoriali sono piene di luoghi comuni, distorsioni della realtà e polemiche inutili e dannose. Spesso sono meno corretti…

Non esistono “i prodotti biologici”; esistono prodotti che corrispondono a) ad una normativa e b) alla richieste del mercato e (forse) c) che sono nati da ideali.

L’articolo poi non è così male, dicendo che comprare bio fa bene senz’altro all’ambiente ma non è detto (e provato scientificamente) che è anche più salutare. MA al contadino facevano sempre ridere un po’ quelli che girano e rigirano delle molecule, gli oli insaturi e i radicali liberi per poter esprimere un giudizio sulla qualità di un alimento, quantificando delle sostanza isolate.

La qualità non si può misurare bene scientificamente; e un insieme di fattori e forze che sono di più della somma di ingredienti.

Se ne parla anche su blogeko, ecoblog e Greenplanet.

1 commento

A proposito di incendi

Con quella pioggerella qua fuori non è certo facile di immaginarsi gli incendi. Ma due cose il contadino lo vorrebbe dire lo stesso, visto che si fa un gran parlare di misure, di più soldi per la prevenzione; ha sentito pure parlare di un miliardo da inserire nella finanziaria prossima.

E’ successo una sera di agosto, più di dieci anni fa. Lui era a pulire l’erba secca sotto gli ulivi e a un certo punto vide una colonna di fumo. “Sarà mica il fiorentino a bruciare erba tagliata sulla strada davanti casa sua? Se sì è malato di mente sodo” , si diceva. Da dov’era vedeva male e aveva solo le forbici e una falce con sé. Corse a casa, e dalla stalla vedeva bene invece: era il ciglione in fiamme, alte quasi come i cipressi accanto.  Prese il motocoltivatore, buttò sopra una zappa, la roncola e una pala e partiva a tutta palla (non avevano pure il telefono in casa a questi tempi ttranquilli e felici). Per farla breve: e riuscito a spegnere le fiamme che, spinte da un marino leggero verso una pineta, mangiavano l’erba secca sul ciglione sotto la casa. Sopra c’erano quattro fila d’uva fresate: poteva buttare terra sul fuoco che avanzava e in  cinque minuti era spento tutto.

Siccome questa casa si vedeva bene dal paese e pure dallo stradone pensava di incontrare i pompieri che sicuramente erano stati avvisati da qualcuno. Invece niente. Nessuno ha visto il fuoco e il fumo, alle otto di sera di quell’agosto.

Morale uno: Una campagna pulita brucia male mentre campi abbandonati (“in riposo”…), stoppie non lavorati, uliveti lasciati sodo (o solo con l’erba trinciato tra le piante) non sono certo una barriera per le fiamme.

Morale due: Una campagna abitata e vissuta brucia male anche quella; gente che sta in ville dietro siepi non vedono bene.

Detto questo il problema è lo stesso come in caso contrario, quello delle frane e allagamenti: l’abbandono delle terre. E visto che non è facile di porre rimedio l’unica cosa forse sarebbe di usare le tecnologie satellitare un po’ meno per scopi militari e un po’ di più per individuare in automatico gli incendi appena nati e di avere mezzi e forze d’intervento rapidi e ben distribuiti sul territorio. Magari inserendo (e pagando) gli agricoltori per tenersi pronti.

Technorati Tags:

3 commenti

Testare l’omosessualità?

Piano piano si ritorna al medioevo, e non solo nel l’Iran:

Pegah Emambakhsh (40) è una donna lesbica iraniana. A causa della sua omosessualità rischia di essere condannata a morte dal giudici della Repubblica islamica dell’Iran.
Si è rifugiata in Gran Bretagna, a Sheffield, dove ha chiesto asilo politico. Questo diritto le è stato negato con motivazioni pretestuose, fra le quali il fatto che non sussistono prove certe della sua omosessualità, e dunque di un vero rischio di persecuzione in Patria.
Anche in Germania una giovane donna lesbica di nome Jasmine K. ha chiesto asilo ma le è stato rifiutato dalle autorità con la stessa inconsistente motivazione: non può provare di essere lesbica [….]

La “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” protegge coloro che sono perseguitati a causa della loro diversità senza che questa debba essere provata. L’omosessualità è uno stato che esiste nel momento in cui viene percepito o anche solo dichiarato da un essere umano. Pretendere una prova di tale inclinazione è una violazione dei diritti umani. Persino lo Stato di Israele accolse gli Ebrei profughi dell’Olocausto solo in base alla fiducia nelle loro dichiarazioni. Molti erano senza documenti.

[fonte]

Siamo in Europa, anche gli inglesi. Meno male che c’è chi si fa avanti in Italia:

Gordon Brown sostiene che la Gran Bretagna non rimpatrierebbe la donna se temesse che la vita di lei fosse in pericolo, eppure che gli omosessuali siano perseguitati dalla teocrazia iraniana non è certo un mistero: la stessa compagna di Pegah è stata imprigionata ed è scomparsa nel nulla, mentre due anni fa due giovani omosessuali sono stati impiccati pubblicamente. Per Pegah tornare in Iran significa andare incontro, nel migliore dei casi, alla tortura, se non a una condanna a morte.

Lunedì sera ci sarà una manifestazione davanti all’ambasciata britannica (via XX settembre 80, a partire dalle 18,30), organizzata da Arcigay, Arcilesbica, e il gruppo EveryOne, l’ong che sta seguendo il caso Emambakhsh in Italia.

PS: Un articolo lungo si trova pure su reppublica.it

2 commenti

India – Novartis 1:1

L’India ha segnato un colpo di difesa duro e giusto (Commentando la sentenza della corte di Chennai, il presidente di un’associazione che assiste i malati di cancro di Mumbai, ha dichiarato: “Questa è la più importante vittoria nazionale e internazionale.).

Ora la multinazionale svizzera Novartis taglia investimenti di centinai di milioni nel paese nei prossimi anni:

Mr Vasella said: “This [ruling] is not an invitation to invest in Indian research and development, which we would have done. We will invest more in countries where we have protection. It’s not a punishment, it’s just a question of the culture for investment. Do you buy a house if you know people will break in and sleep in your bedroom?”

Sembra che qualcosa non va proprio nella relazione tra soldi, scienza, brevetti, il ritorno degli investimenti e i malati.

Technorati Tags: ,

Commenti chiusi

Peak oil e le infrastrutture marce

Un articolo che si distingue (come tutti di quel blog) dal rumore quotidiano di sottofondo di CO2, riscaldamento globale e peak oil:

If peak oil results in the economic failure that most analysts expect and if it occurs within the next ten to fifteen years, which is almost guaranteed, it could not come at a worse time when looking at the aging infrastructure around us. Over 80% of our current, major, functioning infrastructure was built in the quarter century beginning in 1950 or earlier. Over 50% of that infrastructure will have exceeded its designed service life by 2025. By the middle of this century almost all of that infrastructure currently in service will have reached or exceeded its designed lifespan. In this same timeframe, unfortunately, the national and global economy will probably be in a period of severe contraction due to the impact of global peak oil. It is unlikely in a contracting economy that infrastructure, regardless of it’s age, will be replaced or, perhaps, even properly decommissioned. Efforts will be made to keep that infrastructure in service as long as possible, or longer. But peak oil will hit, the global economy will go into terminal decline at the very time when most of our infrastructure seriously needs replacement or decommissioning.

In breve dice che la nostra società tende di sottovalutare le infrastrutture. Ci rendiamo conto solo quando salta la corrente o precipita un ponte. Le opere sono progettati per una durata media di 50 anni e i costi maggiori per la manutenzione cadono nella seconda metà. E ci troveremo con quasi tutta l’infrastruttura da rinnovare giusto nel momento quando comincia di scarseggiare davvero il petrolio, tra 10 -15 anni, senza i mezzi necessari.

E l’autore non è ottimista: non ce la faremo di agire come sarebbe necessario, e avrà anche ragione purtroppo.

1 commento

Nudo salviamo il pianeta

Per arrivare in prima pagina ci sono due metodi: o nudo o violento. Il fotografo Spencer Tunick ha distribuito 600 volontari nudi sabato scorso sul ghiaccio dell’Aletsch in Svizzera in collaborazione con Greenpeace. L’idea sarebbe di sensibilizzare la gente per il riscaldamento globale ma puzza di più di un egotrip del artista che sfrutta l’idea dei nudi di massa da ben15 anni.

Se poi sul sito di Greenpeace si deve leggere che abbiamo esattamente 8 anni per scongiurare il pericolo viene da ridere.

Eight years to act

According to the Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) the world only has eight years remaining to take the urgent action needed to curb catastrophic climate change. Without swift action, the damage could become irreversible. Never before has humanity been forced to grapple with such an immense environmental crisis.

Una affermazione così è semplicemente demagogica e con scienza non ha da fare niente. Invece di rincorrere il fantasma di fermare il cambiamento climatico sovvenzionando biodiesel e altre stupidaggini bisogna prepararci di affrontarlo, viene come viene. In primo re-instaurando una agricoltura biologica locale di circuiti chiusi e corti.

1 commento

Il ritorno della metcalfa

metcalfa

Ieri il contadino ha rivista dopo tant’anni la metcalfa, quando puliva una macchia di rovi con il decespugliatore. Infatti sembrava già due mesi fa che forse quest’anno potrebbe rinascere un pochino.

Tant’anni fa di una domenica arrivò Ciro e diceva:

“Da me è tutto bianco, tutto tutto: le acacie, i rovi, la vigna, tutto!”

Ciro abita 10 chilometri da qui.

S’andava a vedere s’era bianca anche qui, ma non lo era. Ma l’anno prossimo (qui la mappa della invasione). Picchiavi su un cespuglio e si alzava una nuvola di questi cosi, ti s’infilavano negli orecchi e ti volavano intorno la testa. Tutta la vegetazione era coperta da una strato appiccicoso di melata, e dopo qualche settimana diventava anche nera dalla fumaggine. Gli unici che godevano erano le api e c’era chi diceva che erano proprio gli apicoltori a introdurla. Si diceva anche che al università di Siena studiavano un antagonista da introdurre mentre nei agriturimsmi davano insetticida alle siepi accanto alle piscine e consigliavano pure di trattare anche i margini dei boschi. E dicevano che potrebbe togliere fino 1° al vino. Ma questo era vera nulla.

Fatto sta che durava quattro o cinue anni poi sparì. Si vedevano nascere ma gli adulti alla fine non c’erano. Se era il risultato dell’azione scientifica o se la natura ha regolata la sovrappopolazione da sé chi lo sa (come quando hai un raffreddore e prendi la medicina: sai mica se saresti guarito anche senza, manca la controprova).

Ora vedremo, per le api una discreta presenza non sarebbe male: la loro stagione produttiva è ormai ridotta a due mesi.

1 commento

Pure qui si usano dei cookie... Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi