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Categoria: politica e società

Liberté, egalité, ambienté

Greenpeace esulta e la chiama “Revoluzione verde“, se Sarkozy mette in pratica le sue parole di ieri. Il contadino è d’accordissimo in tema di OGM bannati dai campi, ma ‘sto divieto del bulbo l’ha mai piaciuto. Questa misura si presta benissimo per tingere un governo di verde e per questo lo faranno tutti: costa nulla, tutti devono spendere e un piccolo effetto ci sarà pure. Invece di ridurre tutte quest’inquinamento luminoso senza senso fuori si costringe i cittadini di mettersi un generato di elettrosmog sulla scrivania. In cambio vuole anche aumentare gli treni ultraveloci che consumano non poco. Nessun accenno ad una riduzione del nucleare.

Ma nessun governo può avere il coraggio di fare i divieti che farebbero davvero un effetto: SMUV e televisori a plasma per esempio, in barba alla lobby dell’ industria e ai elettori-consumenti.

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Olio amaro

Bel articolo sull’obbligho (forse finto) di indicare la provenienza delle olive (il contadino ne ha parlato qui)

Come fa una norma a entrare realmente in vigore se neanche il Ministro che l’ha firmata ci crede davvero?

[via il cuore è una frattaglia – un saluto!]

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CO2 nel cervello

Che la caccia alla strega CO2 in atto produce effetti più nocivi che sensati è il timore (fondato) del contadino. Un altro esempio è questo:

l ministero dell’Ambiente e delle Politiche Agricole inglese ( Defra) ha diffuso in forma non ufficiale una dei piani che rientrano nella strategia atta a ridurre le emissioni di Co2 in Gran Bretagna: ridurre il latte fresco del 90% per il 2020 […]
Da un punto di vista strettamente burocratico il disegno ha senso. Se il latte fresco, che in Gran Bretagna rappresenta il 93% del mercato, scomparisse a vantaggio del più comodo latte a lunga conservazione diminuirebbero in modo sensibile i consumi dovuti alla refrigerazione, nel trasporto e nella vendita.

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Italia – Europa

La norma che prevede l’indicazione della provenienza delle olive in etichetta delle bottiglie d’olio l’Italia potrebbe andare incontro ad una procedura d’infrazione comunitaria:

…è anche un coraggioso intervento nei confronti della Commissione Ue, che ha dichiarato inammissibile la norma sull’etichettatura d’origine dell’olio d’oliva, rifiutandone l’interpretazione come norma tecnica e quindi respingendo una normativa nazionale su una materia regolata dall’Unione.

Norme così sì sono anche anticoncorrenziale, ovviamente…

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Peccato per i soldi

…che si sono buttati dalla finestra per il portale italia.it (40 milioni di qui 80’000 per il logo-cetriolo. Pagerank 5/10 come il sitino del contadino). E vedrai sotto ‘sta finestra c’era chi li ha presi. E vedrai nessun politico pagherà le conseguenze della vergogna.
Pare che ora pure il protagonista del famoso video-promo in inglese (“Pleese visitt our kountriee!”), Rutelli, ne chiede la chiusura.

Tutta la trista vicenda è documentata qui.

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Finalmente…

si può saperlo, dove sono cresciuti le olive :

“Di fatto, oltre la metà dell’olio “italiano” venduto sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – è spremuto da olive di cui non si conosce la provenienza che, grazie al provvedimento, dovrà invece essere indicata in etichetta per fare finalmente chiarezza e consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli.
Il decreto – riferisce la Coldiretti – prevede che sulle confezioni di olio d’oliva vergine ed extravergine siano indicati obbligatoriamente lo Stato nel quale le olive sono state raccolte e dove si trova il frantoio in cui è stato estratto l’olio. Se le olive sono state prodotte in più paesi, questi andranno tutti indicati. Per i trasgressori – conclude la Coldiretti – sono previste multe fino a 9.500 euro”.

[PS: Oggi è il blog action day: tutti scrivono qualcosa sul ambiente. Visto che il contadino lo fa spesso oggi si limita di proporti di chiudere il rubinetto mentre spazzoli i tuoi denti.]

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Sostegno ideale

Non si realizzerà mai, ma il contadino sostiene la moratoria:

Secondo Ziegler, questo tipo di combustibile deve essere prodotto a partire da piante non alimentari, rifiuti agricoli e avanzi vegetali, invece che da colture alimentari. Ciò permetterebbe di evitare aumenti massicci del prezzo dei cereali, che aggravano la fame nel mondo, ha ribadito il relatore.

Egli ha sottolineato che per fare il pieno di 50 litri di biocarburante in un’automobile sono necessari circa 200 chili di mais, una quantità che permette di sfamare una persona per un anno intero.

Oltre a Brasile e Stati Uniti – principali paesi produttori – Ziegler ha criticato l’Unione europea che ha fissato al 5,75% la quota di agrocarburanti nell’energia utilizzata per i trasporti fino al 2010 (10% fino al 2020).

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Nobel fuori posto

Così al caldo al contadino sembra che la scelta del comitato di dare il premio Nobel per la pace ad Al Gore poco comprensibile. Un risultato della sua campagna è che siamo quasi entrato in una guerra contro il riscaldamento globale (mentre è diventato pane quotidiano quello contro i terroristi); ora trasformiamo pane e mangime in biodiesel (etanolo) e tagliamo la foresta pluviale per piantare palme da cocco.

Dov’è la pace in tutto questo?

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RaiTV sulla lotta contadina in Sardegna

Del fallimento del sistema il contadino aveva parlato brevemente già qui, e se ne parla di più su Greenplanet

Per chi soffre di banda larga ecco un link al servizio della Rai di ieri. Gianni Fabbris nalla mailing list di altragricoltura:

P.s.: quando la Rai ha mandato in onda il servizio, la sala del Comune di Decimoputzu era piena. C’erano due presidenti di provincia e numerosi sindaci in riunione con i contadini in lotta. Hanno visto il servizio su un televisore montato nella sala. La sensazione dei contadini, ma anche di quei rappresentanti delle istituzioni, è stata unanime: si sono sentiti meno soli, meno abbandonati a vivere il dramma dei debiti nella vergogna e l’isolamento. Forse incomincia a passare l’idea che loro i debiti non li hanno fatti perché sono incapaci di gestire l’azienda ma, se fallimento è, è di un intero sistema e, dunque, può e deve essere affrontato per il grande problema sociale che è.

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Ogm-free ti fa diventare vegan

L’idea di avere l’agricoltura europea libera di piante geneticamente modificato ha il pieno sostegno non solo del contadino e quindi si mette volentieri in evidenza il link alla petizione segnalato nei commenti giorni fa. Ma attenzione, se ti piace la carne economica “italiana” (con mangimi d’importazione…) potresti fare un autogol, sottoscrivendola. Citazione di un pdf da Agronews:

Ricordo che siamo costretti a importare quasi il 50% dei cereali. Tanto per essere chiari, allo stato attuale per l’industria mangimistica italiana è impossibile produrre senza ogm. Questo vale anche per le nostre cosiddette filiere della dop. Basti pensare che oggi la principale fonte proteica nell’alimentazione zootecnica è la farina di soia che nel nostro Paese ha una quota di importazione superiore al 90%.[…]
In sostanza, quali ripercussioni pratiche vi potrebbero essere dalla tolleranza zero nei confronti degli ogm?
Nel peggiore scenario ipotizzato dalla Commissione, l’Europa potrebbe dover fron-
teggiare un deficit di importazioni di circa 32 milioni di tonnellate di soia, di cui solo il
20% potrebbe essere sanato aumentando le produzioni all’interno dell’Ue. Entro il 2010, quindi, secondo questo rapporto, se si mantenesse questa posizione totalmente intransigente si arriverebbe a una riduzione della produzione suina del 35% con l’Ue che diventerebbe un importatore netto di carne di maiale; per la carne di manzo arriveremmo a importazioni quadruplicate, esportazioni ridotte a zero e forte incremento del prezzo della carne; per le carni avicole si avrebbe una riduzione della produzioni del 44% e un forte aumento delle importazioni a fronte di un
export ridotto a zero.

E il contadino scommette che dovessi uscire negli USA un farmaco contro il cancro grazie ad una pianta OGM tanti firmatari della petizione segnalato di sopra lo vorrebbero importarlo senza scrupoli.

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