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Mese: Settembre 2007

Cari blogger,

1) Non c’è scritto da nessuna parte che sopra ogni articolo ci deve essere per forza una fotina. Leggendo i post offline con un feedreader uno deve sempre scrollare prima di arrivare alle vostre preziose parole.

2) Di solito uno fa già fatiga di seguire i blog principali. Qui per principio non si seguono quindi i blog di seconda e terza generazione tumblerati. Sono però sempre graditi anche minipost con un link e basta.

PS:

3) Se avete un feed (e si spera sempre che sia completo – in caso contrario è del tutto inutile) mettete il link copiabile da qualche parte sulla home: non a tutti basta l’iconcina automatico in Firefox.

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Ambiente condita

Il quadro dei veleni usati in agricoltura disegnato dall’ISTAT:

La coltivazione del melo, come detto, è quella sulla quale viene effettuato il maggior numero di interventi e sono i trattamenti a base di insetticidi quelli più utilizzati per i quali si impiegano 32,6 chilogrammi di sostanze attive distribuite in 3,1 interventi per ettaro.

Che è la coltura del melo che richiede più fitofarmaci non è mica un gran sorpresa. Hai un melo in giardino? Tutte bacate, vero? Ora sarebbe molto facile di imprecare su ‘sti agricoltori spruzzaveleni, ma secondo il contadino è il consumente quello che decide: se vuole frutta grossa, perfetta che costa poca o se cerca la frutta, la pasta e la verdura biologica e se non la trova compra il meno possibile e chiede al venditore di offrirlo in futuro. Tutto lì, non dire che non si può far nulla.

[via sanablog]

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Serbatoi riempietivi reloaded

Forse questo procedimento è più realistico; se c’è qualche chimico/biologo in ascolto sono graditi valutazioni.

Com’è arrivato all’etanolo ricavato dai rifiuti cellulosici?
«Mi ha contattato la Purdue University, che si trova a West Lafayette, nell’Indiana, 200 chilometri da Chicago, 100 da Indianapolis. Avevano bisogno di alcuni sensori particolari per le macchine dei loro laboratori. E là ho incontrato Nancy Ho, biologa molecolare premiata al Congresso dal presidente George Bush per aver messo a punto dopo 14 anni di ricerche un enzima geneticamente modificato. La professoressa è partita dai Saccharomyces cerevisiae, microrganismi che hanno una funzione fondamentale nelle fermentazioni da cui si ottengono il vino e la birra».
Che cosa fa questo enzima?
«Trasforma il glucosio e lo xilosio, due zuccheri, in etanolo. Invece chi distilla l’etanolo dai cereali non riesce a modificare lo xilosio, e ciò riduce del 40% la resa finale di carburante. Ma alla professoressa Ho mancava l’impianto in grado di industrializzare il processo. Ha chiesto a me di farlo. Così ho progettato una raffineria di alcol, anziché di petrolio».[…]

Ma le bioraffinerie sono di là da venire.
«Non direi. Una è già stata aperta a Toronto dalla Iogen corporation: da una tonnellata di paglia spreme 350 litri di etanolo. In quattro anni è già arrivata a 128 milioni di litri. Un’altra è in costruzione in Pennsylvania. Torno adesso da un viaggio in Cina, dove già operavo con la Aodevices per progettare stabilimenti che purificano il silicio indispensabile alla produzione di pannelli fotovoltaici in Europa e Medio Oriente. Gli enti governativi di Pechino mi sono piombati addosso come falchi. I cinesi sono affamati di energia».
Gli italiani no?
«In Italia è tutto difficile. Ho interpellato la Hera, il gruppo quotato in Borsa che eroga elettricità e gas ai Comuni dell’Emilia Romagna: parole. Ho interpellato il Cpl, Consorzio productions logistics della Legacoop: parole. Ho interpellato la Confcooperative coinvolta nel rigassificatore di Brindisi: parole».
Ha interpellato le persone sbagliate.
«Non ho agganci politici. Ho interpellato le banche: parole anche lì».
Siamo sicuri che esistano biomasse cellulosiche sufficienti per estrarre l’etanolo?
«Mi offende. Ogni anno l’Italia produce 100 milioni di tonnellate di rifiuti: 40 milioni sono urbani. Il 35% di questi sono cellulosici, cioè carta, cartone e legni, però non riciclabili. Quindi stiamo parlando di 14 milioni di tonnellate che oggi si buttano in discarica. Si potrebbe ricavarne, con 30 dei miei impianti, 4,8 miliardi di litri di etanolo. Vale a dire il 30% del fabbisogno nazionale, visto che gli italiani consumano ogni anno 16 miliardi di litri di benzina».
E il restante 70% del fabbisogno?
«Ci sono da sfruttare i residui legnosi industriali: cassette della frutta, trucioli di falegnameria, segatura, mobili vecchi, pallet, traversine ferroviarie, bobine di cavi elettrici, imballaggi. Una città di medie dimensioni, come Perugia, sciupa ogni anno 15.000 tonnellate di potature. Valgono 5 milioni di litri di bioetanolo. E poi pensi solo alla pulizia dei boschi».

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Aggiornamento: Della folle politica statunitense e non solo di sovvenzionare il bioetanolo da mais si parla anche qui. Aumenta solo il prezzo del pane e della carne e l’ambiente guadagna nulla, quasi.

L’etanolo da mais, oltre a essere molto più costoso dell’etanolo da canna da zucchero, ha altresì bisogno di molta terra. Un report dell’OECD di due anni fa ha evidenziato che per sostituire il 10% del carburante americano con il biofuel occorrerebbe circa un terzo del totale delle terre a coltivazione di cereali, soia e zucchero.
Nel frattempo, i benefici ambientali sono modesti. Uno studio pubblicato l’anno scorso da parte di alcuni scienziati dell’Università della California Berkeley ha valutato dopo un’accurata analisi dell’energia utilizzata per la crescita del mais e per la sua trasformazione in etanolo, che lo stesso etanolo da mais ridurrebbe le emissioni del gas per l’effetto sera solo del 13%

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Wifi no grazie

Meglio tardi che mai si comincia di parlare degli possibili rischi per la salute del wi-fi casalinga. L’agenzia Europea per l’ambiente EAA  paragona i rischi  sottovalutati delle tecnologie wireless (cellulare e wlan sopratutto) alla strorie dell’amianto, della nicotina e del benzina a piombo. Lo studio scientifico che sta alla base dell’allarme fu redatto dalla BioInitiative Working Group che pubblicano lo studio sul sito loro.

Quello che è chiaro è che l’antenna del wifi sulla scrivania tua è peggio del ripetitore sul tetto dell’edificio di fronte. La differenza è che l’antenna del wifi potresti anche togliere subito, mentre il per il ripetitore questo sarà difficile. E che tenere il cellulare acceso in prossimità dei testicoli o ovaie non è il massimo di prudenza – e questo vale naturalmente anche per il portatile connesso in wireless. E che non c’è alcun motivo per avere un cordless in casa: le onde DECT sono le più fastidiose per la natura. E’ forse un po’0 come per le sostanze chimiche in giro: una per sé potrebbe essere anche non un problema, ma si accumulano. E così le varie onde elettromagnetiche, tra linee elettriche, radio, gps, utms, wifi ecc.

Su un blog tedesco il contadino ha letto di questo esperimento illuminante: Metti il cellulare acceso in una strada di formiche. Loro cominceranno di girare al largo. Spegnilo e loro ci monteranno sopra [da verificare].

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Vendemmia

uva da vin santo
Ieri ha piovuto (anche tanto), oggi pomeriggio il contadino ha aiutato a fare il scelto per il vin santo* da vicini e domani si comincia a cogliere l’uva sul poderino qui.

*) Ci sono due tipi di vin santo: uno fatto “alla vendemmia” con zucchero e uva secca se fatto in casa e l’laltro più impegnativo; si appende l’uva e si strizza anche dopo natale, si mette in caratelli (piccole botte in legno) posti in soffittominimo tre anni.

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I regali di Laden & Bush

Certi smantellamenti di diritti civili sono diventati molto più facili dopo 11/9; mentre in Italia sognano di una banca dati DNA in Germania il Ministero degli interni vuole a tutti costi il trojano statale, per poter intercettare per esempio le telefonate Voip cifrate come skype e rufolare nell’hard disk di sospettosi individui. Come succede sempre in questi casi si chiama la cosa non più per il nome (“trojano statale”) ma in newspeek Remote Forensic Software (RFS).

L’ironia della sorte vuole che per mesi su tante macchine nei ministeri tedeschi erano attivi dei trojan cinesi e nonostante che ancora non hanno capito cosa facevano esattamente (i trojan sono così) il ministero ha pure la faccia tosta di attribuire al proprio software delle virtù che fanno ridere tutti gli esperti. E sono proprio gli esperti che corrono il rischio di galere dopo l’entrata in vigore della legge § 202c che vieta l’uso di software “hacker”, usate anche per studiare e debellare il malware.

Fazit: E’ il nostro mondo dei diritti civili che pian pian segue il destino delle torre gemelle.

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Sempre stanco

Ascoltando The Köln Concert di Keith Jarrett, cliccando in Amarok sulla scheda ‘Artista’ si apre la pagina della wikipedia dove si legge tra altro che

In the late 1990s, Jarrett was diagnosed with chronic fatigue syndrome (CFS) and was confined to his home for long periods of time. It was during this period that he recorded The Melody at Night, With You, a solo piano record consisting…..

e ci viene di pensare che tutti questi sindromi sono una buona invenzione della medicina moderna: Sono per natura di una definizione di gomma elasticissima: se fanno le domande per diagnosticare il burn-out a una persona qualsiasi di mezz’età viene fuori che ce l’ha, il burn-out. E via con le medicine.

D’altra parte ci sono davvero, i sindromi. [di tutte le verità è sempre vero anche il contrario]

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Aggiornamenti agricoli

Prima deve piovere, poi si potrebbe anche vendemmiare. E’ andata bene per più di vent’anni, andrà bene anche questa volta: la speranza è l’ultima a morire. Che le olive non ci sono e che quelli che ci sono soffrono di una attacco tremendo della mosca s’è già detto. Ora il contadino ha appreso che altri sono già al quarto trattamento con Rogor (sostanza molta simpatica che tra altro ha aumentato la mortalità a Massa dopo l’incidente; tempo di carenza 40 giorni) e forse non basta neanche, dicono. L’olio convenzionale toscana annata 2007 è poco raccomandabile, quindi.

Un altro evento abbastanza impressionante era che una pecora vecchia diventava cieca una sera: non trovava quasi più il gregge, cascava nei fossi, picchiava contro gli altri, sbagliava i viottoli, bisognava aiutarla e accompagnarla.

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