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7 risultati della ricerca per "susino"

Morire e rinascere (si spera)

Altri anni la terra sotto era coperta di petali, adesso ci sono rametti secchi spezzati mescolati con della segatura dalla motosega…

susino

L’albero ha fatto questa fine per ora, era diventato troppo grande per il posto e per le siccità, ma anche produrre quintali di susine l’anno scorso era esagerato. Ha lasciato uno spazio enorme vuoto e ci mancherà la goia che ha dato solo a vederlo fiorito. Le speranza per il futuro sembrano intatte però:

gemma susino

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Annata agricola 2019 , qui

Un p’ che il contadino vorrebbe informare internet delle cose della natura e dell’agricoltura, poi internet bisogna riempire di cose e cosette e cosucce (almeno il contadino crede di non partecipare alla gara di bugie e insulti in atto).

Dunque dal’più importante in giù: olive pochissime, a parte le mignole, quindi (probabilmente) olio poco poco ma ottimo.
E’ un po’ così ovunque qui.

Uva tanta, ha patito il caldo ma come per miracolo è venuto l’acqua dal cielo come la manna.
Patate ottime, tante e grosse, a tutti qui. Cipolle pure. Le mele non hanno fiorito.
Il pomo (kaco) ha allegati tremila e sono cascati quasi tutti con il primo caldo di 41°C, ora cascano i cinque rimasti. Ma nespole, susine e susine lunge e pesche si sono dati la mano: due mesi che si mangia la frutta, il susino rosso avrà avuto un quintale, piccole e raggrinzite.
Il mandorlo è pieno pure ma si deve annaffiare.
Il tutto è indietro di una decina di giorni.
Con i pomodori c’era fortuna: l’ha piantati presto, dopo è venuto un po’ di grandine e il freddo (3°C) e acqua per due settimane ma hanno resistiti e sono partiti alle grande, sono alte anche 2 metri, purtroppo parecchie con le punte nere, bolla – mancanza di acqua e calcio si dice.

E da altre parti?

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Giro numero 32

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Il mandorlo segna la partenza vero del giro ma in verità il giro comincia già dopo il raccolto delle olive: Tagliare la legna, pulire quel che non si è pulito d’estate, potare la vigna, fare le fascine per il forno, tagliare le canne, preparare i salci, stendere il letame e via di quel passo fino alla fine di luglio. Questo ritmo dei lavori che si ripetono ogni anno ha qualcosa di rassicurante, di familiare, solo che il fisico non è più quello di una volta, in compenso il contadino ha abbastanza messo a punto i metodi di fare meno fatica possibile.

Sarà che una volta non finirà il giro, ma adesso no, vuole finire questo qui e vedere com’è – se pioverà, se ci vengono le nespole e le pesche; un giro è sempre lo stesso ma mai uguale.

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L’albero rosso

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E’ sempre lui – questo susino arrivato da sé – ma adesso il suo colore è un ultima testimonianza di quest’annata difficile: dopo essere quasi seccato d’autunno ha rifiorito e messo anche delle foglie nuove che nonostante i venti forti e le brinate frequenti stentano a cadere. Speriamo bene…

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Indietro siamo

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Il mandorlo l’anno scorso il 14 febbraio e quest’anno il 27 febbraio.
Il susino sotto era così il 24 febbraio l’anno scorso e quest’anno il 18 marzo.
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Meglio tardi con forza.

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Siamo alla frutta

Gli ultimi dieci giorni erano segnati dalle susine, quelle lunghe. Una caratteristica di questo podere erano molti boschetti di queste susine, con le pecore che rufolavano sotto tra i rovi e l’erba per mangiarli. Più di dieci anni fa cominciarono a seccare, anche le piante giovane avevano da subito la punta e dei rami secchi e c’erano delle annate senza questa marmellata favolosa che si fa scuotendo le piante per avere i soli frutti veramente maturi che finiscono subito in pentola, con tre etti di zucchero su un chilo di frutta.

Quest’anno sono tornati alla grande, le piante da qualche anno venivano su sane di nuovo e c’erano e ci sono quintali sopra – anche l’istrice ringrazia che ci campa di queste adesso ancora per un po’.

Il contadino è un gran fruttivoro da sempre, ma quando ha appreso che esistono dei fruttariani e l’ehretismo è rimasto stupito:

Nessuno sa quando e perché abbia iniziato a cuocere i cibi; non esistono Darwin o Sitchin che abbiano mai dato una risposta soddisfacente al quesito ma ciò che è certo, è che il sistema digerente dell’uomo è progettato per cibarsi di cibi crudi come qualsiasi altro essere vivente: gli animali che vivono allo stato brado non cucinano né alterano in alcun modo il proprio cibo.

A parte che gli animali non usano neanche vestiti, case riscaldate e teorie di alimentazione: il processo di digestione comincia nella bocca, macinando e insalivando il cibo, dopo è un processo anche di calore nello stomaco. Macinando grano e cucinandolo si porta fuori dal corpo alcuni dei processi, liberandolo un pochino del lavoro duro di digerire e avere della forza per fare altro.

Il frutto per eccellenza è il grano, creato dal erba nel epoca culturale persiana con un processo sacrale che oggi non riusciamo a ripetere. Di positivo nel fruttarismo c’è questa idea di mangiare senza uccidere, non ponendo la vita degli animali su un livello maggiore della vite delle piante. Ma non c’è motivo di escludere il pane o la pasta.

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Alternanza alternata

La solita questione cruciale come sempre: “Butteranno la mignola?” ha trovata risposta da un bel po’: nì. In teoria questo dovrebbe essere un annata di scarica e infatti gli ulivi intorno casa, quelli nuovi dietro la capra, l’oliveto detto “di sopra” fanno schifo a vederli, spelacchiati allungati e qualche fiore per sbaglio sulle punte. Invece le piante che l’anno scorso hanno fatto poco, specialmente il cultivar mignolo e l’oliveto “di sotto”, sono strapiene di fioritura. In altri posti più bassi pure quest’anno viene fuori la rogna adesso esattamente come un anno fa, la neve di dicembre ha danneggiato il tessuto.


Certe piante che sono state danneggiate l’anno scorso hanno ottenuto una potatura drastica, due pure pari terra. Avere una alternanza diversa tra i vari appezzamenti non è male. Nei dintorni aumenta ancora l’abbandono dell’olivo, una tristezza da vedere.

Visto che ci siamo: Vigna: Bella bella, è nata tant’uva, ha avuto una decina di carri di letame stagionata. Unico neo: molte vite hanno fatto questo lavoro (poi sono seccate):

Con questa stagione che fa almeno non c’è paura che si ammala di peronospera come l’anno scorso.

Orto: Le cipolle statine sono tutti maschi, forse perché mancava l’acqua, gli agli l’ha messo sotto il susino dove batte mai il sole, carciofi pochi ma c’è chi aveva meno ancora, tutto è i ritardo e adesso aspetta una acquata. Si innaffia regolarmente carote e insalate e alle cipolle avrebbe fatto bene ugualmente, ma c’è un limite a tutto, non si annaffiano cipolle…


Frutti: peri insomma (sono tant’anni che non producono quasi niente), i meli non hanno fioriti, peschi piene di bolla ma adesso si riprendono e promettono bene, susine stracariche (anno scorso niente). Le albicocche devono avere una maledizione: tre piante messe hanno neanche buttato e quello di due anni sta seccando, idem una pianta grossa da un vicino.

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