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Denominazione di origine

Chi lo vuole per gli alimenti e tutti d’accordo (tranne chi ha interessi economici minacciati). Ma non basta, oggi.

Ogni uno e ogni una che compra e usa elettricità deve poter scegliere come viene prodotta (e magari pagarla di più). Stesso discorso per il petrolio: una tracciabilità e etichettatura, per poter sapere se viene per esempio da pozzi nel profondo oceano. Così non è più solo Greenpeace che lotta contro questa minaccia immensa che ha già rovinato il Golfo del Messico ma anche l’acquirente viene messo in condizione di farlo ogni volta che fa il pieno. La geologia sotto il mare non è ben conosciuta e se si estrae petrolio la colonna d’acqua che preme sul sottofondo marino può causare di tutto quando non viene più controbilanciata dalla pressione dell’olio. Per esempio frane immense e tsunami.

[per chi vuole ancora sentire le ultime notizie catastrofiche di Fukushima (“Isola dei Beati”):
La poco acqua nel bacino con le barre fresche spente sopra il reattore 4 era a 90° e adesso si sa che le barre sono parzialmente danneggiate; il Pacifico a 30 km presenta valori due volte quelle consentite per le acque di scarico di una centrale nucleare, il pesce a 35km 25 volte il cesio ammesso; a Ibaraki a 150km c’è stato una pioggia di cesio-137 e iodio dopo l’ultimo terremoto; travasano l’acqua radioattivissima dalle sale turbine nei condensatori: levano 8cm e tornano 3cm]

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