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Interessi, morale, etica e religione

Andrebbe ricordato al mondo occidentale con le sue radici cristiane che il Cristo pretendeva che se presti qualcosa non devi chiedere alcun ricompenso. Questo fu la causa che solo gli ebrei potevano prestare soldi in cambio di interessi, finché in qualche punto nel tardo medioevo o dopo si diceva “va bè, in verità intendeva solo che non devi chiedere troppo”. Ed eccoci le banche che sono arrivati adesso ad avere dei prodotti mirati solo a moltiplicare il denaro senza alcun collegamento con investimenti reali in infrastrutture, fabbriche e quant’altro. E il contadino pensa che tanti di quelli che ora alzano la voce contro i speculatori non vedono il collegamento tra i loro sogni di poter investire in fondi che danno il 10% e quel che succede ora.

Questa massa di soldi ora si è mossa verso le materie prime, l’energia e i prodotti agricoli con l’effetto che non si possono più pagarli e di seguito il crollo di tutto il sistema basato sugli interessi. Ma c’è qualche altro sistema in giro:

Aprile 2010. Dai paesi arabi arriva un aiuto insperato per arginare la crisi di liquidità che sta trascinando nel baratro l’economia occidentale: la finanza islamica, che per motivi religiosi rifiuta la speculazione ed è quindi rimasta immune dall’infezione dei mutui statunitensi, offre il proprio sostegno…

E visto che si comincia di rammentare il ’29 si può anche rammentare l’esperimento di Wörgl del ’32. Il sindaco adotto il modello di Silvio Gesell di una moneta libera che gira e che non può generare speculazione.

La causa principale del barcollo dell’economia è la bassa velocità di circolazione della moneta. Come intermediaria di scambi, la moneta progressivamente sparisce dalle mani dei lavoratori. Filtra invece negli alvei dove scorre l’interesse, finendo con l’accumularsi nelle mani di pochi, che non la riversano sul mercato per acquistarvi beni e servizi. La trattengono invece per specularvi su.

Il municipio emise quindi la sua moneta. La chiamò Bestätigter Arbeitswerte o Certificati di Lavoro con un valore alla pari con lo scellino ufficiale, ma con una differenza capitale: ogni certificato per 1, 5 e 10 scellini, pur mantenendo un potere d’acquisto stabile, scadeva dopo un mese dalla data di emissione, a meno di non rinnovarne la validità applicandogli su un francobollo del valore dell’1% sul nominale, acquistabile in municipio. Questo, da parte sua, avrebbe accettato i certificati in pagamento di imposte.

Chi non voleva spendere, poteva mantenere il valore dei suoi certificati depositandoli in banca, a 0% interesse. Al contrario, la banca non vedeva l’ora di sbarazzarsene per non dover pagare la tassa di magazzinaggio. E se ne sbarazzava o prestando a chi voleva investire o pagando salari e servizi.

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