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Le fine del laptop per il terzo mondo

Nei primi mesi del 2005 si iniziò a parlare di One Laptop Per Child (Olpc) e di un computer pensato per i Paesi poveri: sarebbe costato soltanto 100 dollari, sarebbe stato alieno dalle strategie di marketing, avrebbe avuto una manovella per ovviare alla mancanza di corrente elettrica e avrebbe montato il sistema operativo libero Linux.

Per strada, però, aveva perso la manovella ed era stato costretto a dotarsi di hardware migliore per sostenere il sistema. Le multinazionali prima ridicolizzavano Olpc, poi fiutarono l’affare: sul mercato si affacciarono i primi progetti rivali, mentre le nazioni del terzo mondo non dimostravano po

Ora è ufficiale: monterà windows, che richiede più spazio e più energia (e si possono vendere anche degli antivirus…). Certo, si possono mica lasciare liberi i giovani nel terzo mondo, si devono abituare alla mangiatoia targata Microsoft.

Con un intervento pubblicato sul sito della Free Software Foundation, Stallman si chiede se si riuscirà a salvare Olpc da Windows e pone come questione centrale il tema della libertà, che da sempre è il suo cavallo di battaglia.

Non si tratta tanto – dice – del disappunto dei fan di Linux o di coloro che hanno supportato coi propri soldi XO fino a ora, ma di quanto gli XO influenzeranno la libertà dei loro utilizzatori […]

Fornire a chiunque, ma in special modo alle future generazioni, sistemi che fanno della libertà una componente fondamentale di loro stessi significa incidere profondamente sulla loro educazione e impedire che si abituino a essere alla mercé di chicchessia.

Significa dar loro la possibilità di imparare scoprendo il funzionamento degli strumenti stessi che stanno utilizzando. Il software proprietario, invece, sta proprio agli antipodi di tutto ciò.

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